“Carte Sacre” è una mostra itinerante che sarà esibita in vari luoghi di devozione personale e non solo, in tutta Italia. La mostra è formata da dodici tele di Giuliano Baglioni, noto artista che ha la sua base di lavoro a Orvieto.
Le tele sono dedicate a una libera traduzione di alcuni dei più famosi quadri del Caravaggio. L’intento di Baglioni non è quello di emulare Caravaggio, ma di usare queste opere come punto focale per una personale espressione e interpretazione di questi momenti mistici. Baglioni è un artista eclettico (pittura, scultura, ceramica, fotografia, altro), che a dispetto della sua lunga esperienza non si stanca mai di sperimentare nuove materie per raggiungere la tecnica desiderata e per esprimere i suoi sentimenti.
In queste dodici tele l’artista unisce la sua maestria nella pittura e nel disegno del corpo con una tecnica di stesura e sopra stesura di carte veline colorate, al fine catturare i concetti di luce e buio, aria e terra, sacro e profano: da qui il titolo della mostra, “Carte Sacre”.
Come nelle magnifiche rappresentazioni della morte di Cristo e della Vergine di Caravaggio, che sono piene di umanità vigorosa, l’intento di Baglioni è di catturare quel particolare “microsecondo dopo”: il momento in cui la carne umana svanisce e quello che rimane di importante è la trascendenza dello spirito.
Nei lavori in cui dipinge la deposizione di Cristo e la morte della Vergine, l’intensità di colore raggiunto dalle sovrapposizioni della carta rossa e nera fluisce verso le trasparenze luminose dei fogli gialli e bianchi, trasmettendo tutto il senso dell’ultimo respiro mortale, che lascia indietro i fardelli del mondo terrestre e fluttua verso la libertà della luce celestiale. In ogni caso, non è soltanto l’uso di questo medium che dà alle tele il senso di trascendenza. La maestria artistica di Baglioni è riuscita a rappresentare la forma umana in cui la plasticità e la morbidezza delle linee sembrano dissolversi nello spazio circostante, fondendo la pesantezza della morte con la leggerezza dell’abbandono dello spirito.
Nelle tele che trattano la flagellazione di Cristo queste tecniche sono invece invertite: qui l’umanità del soggetto è molto in evidenza, il corpo non è più morbido e etereo, ma appare come una forte forma umana che subisce la sofferenza e la degradazione della tortura a cui è soggetta. E di nuovo Baglioni riesce a costruire un ponte tra il mondo materiale e quello spirituale. La carta velina che viene usata per rappresentare il sangue e l’orrore della flagellazione, come la potenza della figura gradualmente assorbita nella profonda oscurità, lascia che sia chi osserva a riflettere sulla consapevolezza di Cristo e sul suo inevitabile destino.
La mostra tocca profondamente le corde emotive e l’evidente sacralità delle immagini rende consapevoli che ognuno di noi ha, nella propria vita, esperienza di momenti spirituali e mistici come questi. L’artista ha usato il suo eccezionale talento per provocare non solo emozioni profonde, ma un forte senso di riverenza e meraviglia.
Catherine Russel
Luglio 2014